Abbiamo incontrato Giovanni Carozzo, 50 anni, figlio d'arte (suo
padre lavorava con la "Lampo" di Vecchi, che editò le prime figurine
in Italia), negli uffici della "Diamond Publishing" di La Spezia per parlare
dei tempi in cui, con il nome di "Edizioni Flash", la sua casa editrice
pubblicava i fumetti (autoprodotti) di "Atlas Ufo Robot" e di altri
personaggi dei cartoni giapponesi degli anni '70.
M & N: Per cominciare vorremmo
che ci facesse una breve storia delle "Edizioni Flash": come sono nate,
quando e perché avete deciso di entrare nel mercato giapponese,
ecc.
CAROZZO: Dunque, si parla grosso modo
del 1978. In Germania venne trasmessa per la prima volta, per lo meno a
mia memoria, una serie giapponese con un enorme successo, che era "L'ape
Maia" e noi preparammo una serie di figurine per il mercato tedesco. Di
fronte al successo incredibile che ottennero, si creò una
grande attesa sul mercato italiano per gli altri prodotti giapponesi..
Il secondo prodotto che uscì in Germania fu "Heidi": anche per essa
abbiamo realizzato le figurine che bissarono il successo precedente.
Quindi nel 1978 la SACIS (la società di Merchandising
della RAI) decise improvvisamente di trasmettere, mi pare in Aprile
(per la precisione martedì 4, ndr), il cartone animato di
"Atlas Ufo Robot". Noi provenivamo da questo successo giapponese e abbiamo
cercato di avere le figurine, che allora erano la nostra attività
principale. Queste erano però già acquisite da un imprenditore
romano, tale De Rossi della "Edierre", che ci ha anticipato grazie allo
scarso interessamento della "Panini", che forse non credeva nel prodotto.
Così abbiamo chiesto i diritti per i fumetti alla SACIS.
Non avendo abitudine al fumetto, abbiamo contattato
Fabrizio Melegari della "Interpublishing", un bravo grafico che realizzò
tra l'altro l'album di Capitan Harlock. Questi ci mise in contatto con
un vecchio disegnatore spagnolo, tale Chacopino, che disegnò il
fumetto.
M & N: Si tratta forse del disegnatore
che realizzò poi "Mazinga Z" per la Salani?
CAROZZO: Non credo, lui due anni dopo
ci realizzò "Dolly Dolly" e "Pierrot", una linea di figurine di
un certo successo. Poi collaborò anche con la "Vallardi" e la "Merlin",
curandone la linea grafica.
M & N: Dunque l' "Interpublishing"
non era una agenzia di fumetti vera e propria.
CAROZZO: No, i fumetti li realizzavamo
direttamente noi, fornendo le sceneggiature a questo disegnatore.
M & N: Chi se ne occupava,
nello specifico? All'epoca non c'erano certo i "tamburini" come oggi...
CAROZZO: A dire il vero non ricordo...
era un lavoro interno, di equipe, al quale avrò sicuramente collaborato
anch'io.
M & N: Quanto tenevate conto
della serie televisiva nella stesura dellle sceneggiature? Spesso le storie
ne erano assolutamente slegate.
CAROZZO: In una prima fase seguivamo
le puntate TV, poi abbiamo inevitabilmente preso una strada autonoma, anche
in considerazione del fatto che "Atlas Ufo Robot" usciva ogni settimana.
In più lanciammo un mensile ("Telestory") e altre testate (Starblazers,
Gatchman, Astro Robot) che ebbero alterna fortuna. Certo nessuna arrivò
al successo trionfale del fumetto di Goldrake: ne stampavamo centomila
copie settimanali vendendone anche il 90%. Facemmo anche un libro con un
fumetto inedito.
Il fatto è che Goldrake aveva un qualcosa
che si trova sempre nei grandi successi. In qualche maniera, a mio parere,
si incastrava nella cultura cattolica italiana, incarnando la figura del
Salvatore sceso dal cielo per liberare l'umanità dal male.
M & N: Siamo d'accordo, anche
se ciò non era di certo voluto dai giapponesi. Noi l'abbiamo assorbita
così nel nostro patrimonio culturale, assieme ad altre peculiarità:
Actarus è anche un po' supereroe americano, nel costume e nei pur
limitati "superpoteri", e un po' eroe romantico e Principe Azzurro. Senza
dimenticare l'ambientazione western. La teoria è meritevole
di approfondimenti ma ci porterebbe fuori tema.
Torniamo a noi. Quale percorso seguiva la distribuzione
dei diritti? Riguardo Goldrake, ad esempio, voi pubblicavate i fumetti,
la "Edierre" l'album, la "Giunti Marzocco" il libro...
CAROZZO: All'epoca la RAI aveva
creato questa organizzazione, la SACIS, che si occupava dello sfruttamento
dei caratteri. La persona che seguiva queste cose si chiamava Galgano,
che nel frattempo stava lavorando alla costruzione di RAI 3. Venne organizzata
un'asta nel marzo del '78, preceduta da una visione in anteprima di alcuni
episodi di Goldrake. Rimanemmo affascinati da questo nuovo tipo di animazione,
assolutamente innovativo, e capimmo subito che si sarebbe trattato di un
buon affare.
In realtà per la RAI si trattava di un esperimento:
era la prima volta che si metteva in questo tipo di commercializzazione.
Il merchandising dei prodotti per l'infanzia era allora praticamente sconosciuto.
M & N: Infatti il caso della
sigla di "Furia", nel 1977, pose all'attenzione degli operatori l'ipotesi
di un mercato che allora non esisteva. Ma quale fu il vero ruolo di De
Rossi in tutto questo?
CAROZZO: Bisogna dire che De Rossi in
quel periodo aveva in effetti creato una specie di monopolio dei prodotti
giapponesi. Aveva fatto qualcosa anche con la "Salani" riguardo a Heidi
(pubblicò il libro, ndr), perché aveva un collegamento
con la "Munchen Merchandising", che allora ne deteneva i diritti. Noi però
abbiamo potuto trattare direttamente con questa agenzia tedesca, sia per
Heidi che per Maia, perché pubblicavamo in Germania. Per l'Italia
i diritti erano invece in mano a De Rossi.
M & N: Eppure lasciò evidentemente
qualche "buco vuoto", visto che di Heidi voi ne pubblicaste i trasferelli.
CAROZZO: Certamente. Noi non eravamo
in contatto diretto con lui, avevamo un normale rapporto di concorrenza,
anche se non così conflittuale come quello che c'è sempre
stato con la "Panini". Attualmente De Rossi non fa più nulla: aveva
acquisito talmente tanti diritti giapponesi da spaventare la "Panini",
la quale gli comprò, per una cifra all'epoca importante, tutti i
diritti e i macchinari, per poi distruggerli. Inoltre De Rossi si impegnò
a non editare figurine per un certo periodo di tempo, alla scadenza del
quale aveva evidentemente altri interessi. Mi sembra che poi si occupasse
di video.
Per quanto ci riguarda, in quel periodo eravamo
in ottimi rapporti con la "Mondadori" che aveva deciso di cessare le pubblicazioni
di "Hanna & Barbera" perché non più interessanti per
la sua dimensione. Così cedette i diritti a noi.
M & N: C'è da dire però
che i prodotti di De Rossi erano di pessima qualità. Mentre gli
album della "Panini" presentavano come figurine dei fotogrammi tratti dalla
serie, corredati da un testo che raccontava la storia, quelli della "Edierre"
erano un insieme di disegni bruttini e di carattere "onirico-non sense",
realizzati non si sa da chi, che ricorrevano tra l'altro in quasi tutte
le pubblicazioni riguardanti Goldrake. Oltretutto le figurine che avrebbero
dovuto riempire i buchi bianchi lasciati nei disegni, spesso non combaciavano
né come contorni, né sopratutto come intensità di
colore, con risultati estetici assolutamente irritanti.
CAROZZO: Al momento non ricordo, ma
non faccio fatica a credervi, visto che l'album fu realizzato in grandissima
velocità dopo l'asta, per essere pronti all'uscita della serie in
TV. Credo che ci fosse un documento della SACIS, che venne fatto girare
tra gli addetti ai lavori, dal quale forse De Rossi ha tratto le immagini.
M & N: Quando uscì "La
banda tivù", che ottenne un buon successo, voi eravate già
presenti sul mercato. Come mai non pensaste ad una rivista-contenitore,
anche alla luce della positiva esperienza di "TV Junior" della ERI?
CAROZZO: A dire il vero noi facemmo
un tentativo in questo senso. Si chiamava "Portobello" e al suo interno
si sarebbero dovute alternare le testate di maggior successo. In realtà
queste iniziative non hanno mai avuto un grande seguito. Ora c'è
"Solletico" che mi pare voglia seguire questa strada, e la "Edigamma" con
i prodotti della "Saban".
Per "Portobello", ci diede i diritti Enzo Tortora,
con cui eravamo in rapporti. Oltre ai fumetti c'era una parte redazionale
curata da Melegari che, tra l'altro, so che ha in mente di fare un libro
sulle vecchie figurine. Fabrizio era il figlio di Vezio Melegari, all'epoca
agente di "Hanna & Barbera" in Italia. Adesso è il direttore
del giornale del Milan, che è edito dalla "Panini", quindi ha fatto
proprio tutto il giro...
M & N: Tra i fumetti c'era anche
"Happy Days"...
CAROZZO: Sì, era un fumetto che
riprendeva la serie TV. Tra l'altro abbiamo cercato di riproporne anche
adesso qualche numero ma non ci è stato possibile, visto che i diritti
appartengono alla "Marvel"...
M & N: Cosa? E negli USA c'è
un albo di "Happy Days" editato dalla "Marvel"? O è solo un discorso
di diritti generale?
CAROZZO: No, non c'è nessuna
testata. Semplicemente la "Marvel" ha un accordo con la "Paramount" e quindi...
C'è comunque da dire che in realtà
questi fumetti furono sempre considerati come un corpo estraneo inserito
in quella che era la nostra principale attività, ovvero le figurine.
Chiaramente provammo a sfruttare il successo di Goldrake con queste altre
testate ma, visti i risultati modesti, alla fine abbiamo mollato. Era all'incirca
il 1982 e il mercato stava entrando in crisi. I tentativi che facemmo non
funzionarono, compresi un paio di numeri su Barbie, che sta invece uscendo
ora. Forse abbiamo precorso troppo i tempi, eravamo avanti vent'anni!
M & N: Parliamo della testata
"Actarus": aveva forse l'obbiettivo di arrivare a un pubblico più
maturo?
CAROZZO: Sì, le nostre intenzioni
erano quelle. Si trattava di un mensile tascabile realizzato dagli stessi
autori di "Atlas Ufo Robot", e durò una decina di numeri. Il problema
fu che, essendo iniziato più tardi, una volta esaurito il fenomeno
Goldrake, si esaurì anche "Actarus". Ma di certo non ebbe mai il
successo di pubblico del settimanale.
M & N: Alla fine degli anni '70,
voi promuoveste un referendum "Goldrake sì/no" (stravinto tra l'altro
dai "sì" col 98,4%). Cosa ricorda della violenta campagna anti-robot
che si scatenò all'epoca? Come la vivevate voi editori?
CAROZZO: Beh, al contrario di
quello che si può pensare, questo tipo di polemiche hanno in genere
l'effetto di pubblicizzare il prodotto, visto che se ne parla parecchio.
Io non mi sono mai preoccupato più di tanto, sono le solite campagne
che ruotano attorno a qualunque tipo di successo. Dell'insuccesso non parla
mai nessuno.
M & N: Dobbiamo dire
che questo ci fa molto piacere. Personalmente abbiamo sempre sostenuto
che i bambini italiani sono più intelligenti e meno influenzabili
dei loro genitori. Semmai si rovinano con gli anni, quando diventano genitori
a loro volta e dimostrano di non aver imparato la lezione.
CAROZZO: E' vero, sono fenomeni ciclici
che si ripresentano ogni volta che salta fuori qualcosa di nuovo. Ne prendo
atto, ma io non vedo nulla di particolarmente censurabile in questo tipo
di prodotto: ogni cosa può essere pericolosa a seconda dell'utilizzo
che se ne fa.
Ricordo invece un caso accaduto in Francia, veramente
spiacevole, di una serie di figurine che riprendeva in chiave satirica,
ma molto violenta, una linea di bambole di grosso successo. Ci fu un attacco
davvero pesante, ma a mio parere sensato, che portò al ritiro delle
figurine. Ma lì si trattava proprio di cattivo gusto. Sono comunque
fenomeni che arrivano velocemente e velocemente se ne vanno.
M & N: Cosa ne pensa delle epurazioni
e censure che subirono poi (e che subiscono tuttora) i cartoni trasmessi
alla TV ?
CAROZZO: Vi dirò che io, tutto
sommato, sono abbastanza favorevole a questi tagli: se il cartone si indirizza
a una certa fascia, è giusto rispettarla. E' un discorso di mercato:
in Italia l'animazione viene trasmessa solo per l'infanzia. Allora, di
fronte a una serie che per l'infanzia non è, hai solo due strade:
o non la compri o la adatti. Semmai a questo punto dovrebbe intervenire
l'autore, ma se a lui va bene, va bene a tutti.
M & N: Purtroppo sappiamo tutti
qual è il potere degli autori giapponesi sui propri lavori. Siamo
abbastanza d'accordo con lei, ma crediamo che sia comunque una forma di
violenza nei confronti dello spettatore, adulto o bambino che sia, anche
lo snaturare e falsare lo spirito di un racconto o di un'opera d'arte.
Violenza è anche fomentare caccie alle
streghe che non hanno ragione di esistere e che sono anzi fuorvianti: recentemente
Red Ronnie ha addirittura affermato che quelli che buttano i sassi dal
cavalcavia sono stati istigati dalla visione di Mazinga...
CAROZZO: E' sicuramente così:
la violenza esiste e in qualche maniera va esorcizzata. I fumetti sono
solo un'innocua catarsi di una pulsione che è comunque presente
nell'uomo.
M & N: Un'ultima domanda: i manga
stanno oggi vivendo un boom che non ha precedenti nell'editoria italiana.
Come mai vi siete limitati ad attività parallele (giochi, libri,
ecc.) e non siete rientrati nel mercato propriamente fumettistico?
CAROZZO: Noi abbiamo un rapporto privilegiato
con gli editori giapponesi, e in particolare con la "Kodansha", e ci stiamo
guardando intorno. Forse però bisognava muoversi prima, visto che
ormai il mercato dei manga è decisamente intasato. Così preferiamo
muoverci su altri settori, dove peraltro siamo già monopolisti.
Intervista rilasciata a La Spezia, il 24 novembre 1997